Roberta Meldini - plastica linearità e sinuosa tridimensionalità

Plastica linearità e sinuosa tridimensionalità nelle opere scultoree e grafiche di Roberta Meldini di Brigida Mascitti L’arte, come la vita, non è né avanti né indietro […] non è istintività, ma esercizio, un modo di declinare un linguaggio che ha leggi eterne. Adolfo Wildt in “L’arte del marmo”, 1921 L’opera di Roberta Meldini, riminese di nascita ma romana di adozione e formazione, si colloca nella temperie artistica della seconda metà del Novecento. Da questo secolo complesso, mutevole e caratterizzato da una coesistenza di stili molto distanti tra loro, l’artista “a tutto tondo” Meldini, ha saputo trarne gli spunti più significativi per un lavoro creativo sviluppatosi in oltre cinque decenni, dalla metà del XX secolo ai primi anni del Duemila. Un tempo che l’ha vista scultrice pura e autrice altresì di disegni e incisioni mirabili che contengono tracce dell’arcaico e dell’antico, del Quattrocento di Donatello e del Rinascimento di Michelangelo, della novità teorica di Auguste Rodin e dell’Impressionismo di Medardo Rosso, dei grandi scultori internazionali della prima metà del Novecento, in primis Brancusi e Moore, ma al contempo degli italiani a lei coevi quali Marini, Manzù, Greco, Crocetti, Fazzini e Messina. Un tempo tuttavia non facile per la tecnica scultorea alla luce del profetico volume “La scultura lingua morta” del massimo esponente di Valori Plastici 1 Arturo Martini che, già a partire dal 1945, aveva 1 Il movimento artistico – diffusosi soprattutto grazie alle pagine dell’omonima rivista romana diretta da Mario Broglio – che, dal 1918 al 1921, teorizzò il recupero dei valori nazionali e italici, non disgiunti da uno sguardo di ampio respiro verso l’Europa, e il ritorno alla cultura figurativa di matrice classica. 7

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