Le donne di Roberta Meldini
Le donne di Roberta Meldini Tra ieraticità classica ed espressività del sentimento di Brigida Mascitti “Perché la scultura che può fare una venere non può fare un pomo?” Arturo Martini Il Novecento è stato un secolo mirabilmente innovativo, ricco di idee e trasformazioni, specchio dei mutamenti sociali, politici e tecnologici che hanno segnato in maniera indelebile le espressioni artistiche del XX secolo, sempre più volte ad una forma di “rifiuto per il passato” e di apertura alla sperimentazione. Le Avanguardie Storiche , dirompenti espressioni di rottura e di spostamento del baricentro rispetto ai valori e agli “accademismi” che avevano contraddistinto fino alla metà dell’Ottocento la produzione artistica internazionale, hanno avuto una valenza sconvolgente per l’epoca, totalmente antitetica – nei principi e nella forma – al successivo movimento del Novecento : sviluppatosi nel passaggio delicatissimo tra i due conflitti mondiali era volto al “ritorno all’ordine” ed aveva come riferimento l’antichità classica, la purezza delle forme e l’armonia nella composizione. Un tempo, quello della prima metà del XX secolo, non facile per l’arte ed in particolare per la scultura, ancora legata all’idea classica di “decoro urbano 1 ”, e sempre più determinata ad acquisire terreno di “autonomia artistica” alla stregua della pittura. Cariche di lucida consapevolezza sul futuro dell’arte plastica le parole di Arturo Martini 2 , ne La scultura lingua morta del 1945. Martini aveva in parte anticipato le sorti della scultura figurativa di matrice classica come forma artistica destinata a soccombere alla contaminazione dei linguaggi dilaganti a livello internazionale a partire dalle Neoavanguardie degli anni Cinquanta e Sessanta, caratterizzate dal dibattito critico della società di massa. 1 Alla scultura, per la generale maggior resistenza dei suoi materiali, è spesso toccato, suo malgrado, il ruolo di trasmettere i valori eterni ed i significati politici, religiosi e culturali imposti con il potere ai sudditi e-o credenti: si vedano, tra tutte, la scultura urbanistica, architettonica ed artistica barocca di commissione papale e la più recente plastica fascista, imposta dal duce in epoca fascista. 2 Arturo Martini è stato il massimo esponente di Valori Plastici , movimento artistico diffusosi soprattutto grazie alle pagine dell’omonima rivista romana diretta da Mario Broglio che, dal 1918 al 1921, teorizzò il recupero dei valori nazionali ed italici, non disgiunti da uno sguardo di ampio respiro verso l'Europa, ed il ritorno alla cultura figurativa di matrice classica. 6 7 Ed è proprio in tale contesto artistico, stratificato, contrastante e mutevole, che va collocata la formazione e la successiva produzione di Roberta Meldini (1930-2011), artista “a tutto tondo” tra i protagonisti del Novecento, con un lavoro ininterrotto sviluppatosi in oltre cinque decenni, dalla metà del XX secolo ai primi anni del Duemila. Studentessa negli anni Cinquanta presso l’Accademia di Belle Arti di Roma ed allieva dello scultore Michele Guerrisi, “battagliero guerriero della tradizione” assieme ad un gruppo di artisti che rimasero fedeli al modello classico della figura, Roberta Meldini non solo si è accostata alla migliore cultura figurativa moderna del suo tempo, ma l’ha reinterpretata ed arricchita con esiti inediti, a tratti lirici, senza mai smarrire l’originalità dell’invenzione e la vitalità della forma 3 . Nel corso della sua lunga attività, la Meldini ha creato opere mirabili, che contengono tracce dell’arcaico e dell’antico, del Quattrocento di Donatello, di Agostino di Duccio e di Francesco Laurana 4 , del Rinascimento di Michelangelo, di Auguste Rodin, il progenitore della scultura moderna, dell’Impressionismo di Medardo Rosso, dei grandi scultori internazionali della prima metà del Novecento, tra tutti Constantin Brancusi ed Henry Moore, ma al contempo degli italiani a lei coevi quali Marino Marini, Giacomo Manzù, Emilio Greco, Venanzo Crocetti, Pericle Fazzini e Francesco Messina. Il tempo metabolizzato dall’artista è dunque assai più vasto dell’epoca fattivamente vissuta ed affonda le sue radici nella tradizione della storia dell’arte: sempre presente nelle sua produzione è il segno di una marcata concretezza umanistica, attestata dalla scelta dei temi sviluppati, in primis quello onnipresente della “figura femminile”, che porta Roberta Meldini, donna tra le “sue donne”, a realizzare delle opere sorprendentemente umane e vitali, dotate di una personalissima ma classica cifra stilistica che le rende uniche nel loro genere e, contemporaneamente, senza tempo 5 . Mirabile è la ieraticità plastica, la forza espressiva del gesto, del pensiero, del sentimento, la sinuosità viva della linea delle figure femminili meldiniane: siano esse sculture, disegni, olii o acquarelli, mostrano tutte, come evidente nelle opere protagoniste della mostra al Circolo degli Esteri, fluidità formale e sintesi energica, grazia ed equilibrio, spiritualità e carnalità. Attraverso un uso sapiente delle più disparate tecniche artistiche, nelle sue sculture non possiamo non ammirare la perfetta fusione tra arcaicità e modernità, classico e anticlassico, regola e anamorfosi, così come sono realizzate nelle pose più disparate: erette, come nello slanciato bronzetto della Ballerina e nel refrattario della Donna che esce dall’acqua , coperta di una veste leggerissima, che ne aumenta la sensualità celandone le forme; sedute, come 3 Cfr “Roberta Meldini. Plastica linearità e sinuosa tridimensionalità”, a cura della scrivente, Roma, Palombi Editore, 2020, p. 8. 4 Le note biografiche dell’artista, conservate presso l’Associazione Culturale “Roberta Meldini per l’Arte Contemporanea”, rappresentano la guida alla disamina sulla sua statuaria, mirabile fusione tra antico e contemporaneo: “Ho ancora viva l’emozione di quando bambina, visitando per la prima volta il Tempio Malatestiano, scoprii i meravigliosi bassorilievi di Agostino di Duccio. In seguito rimasi soggiogata dalle opere di Donatello e del Laurana [...] La mia produzione, infatti, pur nella sintesi della forma che esclude tutti gli elementi superflui, denuncia chiaramente un’impostazione di sapore classico” . 5 Cfr “Roberta Meldini. Plastica linearità e sinuosa tridimensionalità”, a cura della scrivente, p. 7.
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