Catalogo generale

17 16 rielaborato − il blocco unico − nella plastica Isabelle , refrattario del 1996, e c’è il ‘non-finito’ di Michelangelo che incontra il Novecento in Donna che esce dall’acqua , opera realizzata nel 1976. “ Al di là del volume che sempre è definito, il resto è accenno − scrive l’artista. “ […] creo volutamente delle figure monolitiche, chiuse in sé e compatte. Braccia e mani sono trattate come disegno, rilievo ” 4 . Solo abbozzati, gli arti adornano la massa corporea, la dinamizzano, ma così come sono apparsi possono sparire. La superficie delle opere è liscia, come nei modi delle avanguardie. Eppure, qualcosa la scalfisce: una trama incisa che serve a dare vita ai capelli, a far emergere i lineamenti, a creare il velo che nasconde il corpo ( Nudo di donna ). Ma niente di più deve turbare l’epidermide del manufatto perché “ La levigatezza fa scorrere la luce e la linea … Le superfici debbono ‘scorrere’ in maniera fluida ” 5 . La visione di Momento sull’acqua , opera in liscio, grigio cemento, così essenziale da sembrare ‘un semi lavorato’, chiarisce ulterior- mente il modus dell’artista che precisa: “ […] il modellato deve essere presente. No, ai forti chiaro-scuri che disturberebbero l’immagine ” 6 . E l’immagine, in questo caso, è l’istantanea che ritrae una giovinetta nella posa spontanea di acconciarsi i capelli: un momento di grande sensuale realismo. Nel fare arte Roberta Meldini mostra estro ma anche tanto mestiere, un vero know-how da maestro artigiano 7 . Nelle sue sculture la pra- tica della stecca − sorta di tecnica incisoria − si unisce all’uso dello stiacciato , il lievissimo bassorilievo caro ai quattrocentisti toscani, in particolare a Donatello. Insieme le due tecniche si mescolano sulla superficie liscia in terracotta, in gesso, in bronzo, creando effetti veramente sorprendenti. Ne troviamo magnifici esempi sia nelle fi- gure a tutto tondo sia nei bassorilievi cui l’artista si dedicò soprattutto negli anni ’80 e ’90. I pannelli dove trovano posto donne meldiniane che riposano, forse conversano, sono racconti fiabeschi in cui protagonista è la natura incisa o rilevata a stiacciato ; da essa emergono forme di animali, di piante, … folate di vento: prende vita un luogo metafisico in cui tutto si amalgama, dove a vincere è il sentimento d’amore tra le creature, dove la natura si rigenera attraverso la donna ( La quiete, Colloquio ). La giovine Donna con colomba , dal cui ventre prende vita l’uccello simbolo della purezza, è quasi un tatuaggio a rilievo, mentre è un lungo ricamo a stiacciato quello che adorna le fantastiche ali dell’an- gelo di Annunciazione , gruppo monolitico in resina che ben ci intro- duce alla scultura a sfondo religioso. Svolgere il tema sacro fu per Roberta Meldini un’esperienza di fede, non solo un’opportunità di lavoro. Si sente nelle opere l’anelito spiri- tuale interiore che guida alla scelta della narrazione e al modo di rap- presentarla. Nei suoi lavori si percepisce l’attento studio a tavolino testimoniato dai bozzetti conservati, disegni in cui il Cristo, la Pas- sione, la Deposizione, … ripresi da diverse angolazioni, offrono ipo- tesi alternative alle future opere plastiche. Fortemente sentito, il soggetto sacro viene espresso dalla Meldini attraverso forme a tutto tondo e pannelli nei quali rigore formale e forza vitale si uniscono a creare presenze di grande carica ascetica. Come per molte plastiche profane, anche qui ella predilige il mo- nolite da cui emergono solo i particolari necessari a delineare il soggetto, fornendo talvolta al modellato uno slancio verticale. Il collo e la testa si allungano, quest’ultima fino a puntare decisa- mente verso l’alto: un effetto studiato per rendere più evanescente e irreale l’immagine; una maniera che fu di Brancusi e di altri mae- stri del Novecento ( Madonna , 1982). Anche temi biblici ed esempi di vita virtuosa si traducono in una sta- tuaria che risponde alla pratica della fede: L’Affidamento di Maria a Giovanni , resina in blocco unico del 1988, esprime un momento di elevata ascendenza; Catone e Porcia , gruppo bronzeo del 1974, esalta la fedeltà coniugale in un monolite di estrema purezza e pre- senza scenica. Nei bassorilievi la resa dello stiacciato risulta particolarmente affa- scinante. Le narrazioni sacre, sviluppate su piani di terracotta o di bronzo, mostrano un andamento dei corpi da sinistra verso destra; i volti puntati al Maestro, concentrati nell’ascolto, esprimono ansia, stupore, estasi ( Gesù e gli Apostoli , Gesù e le folle ). Le figure emer- gono lievemente dal fondo come fossero sbalzate dal retro, e i par- ticolari, creati grazie a minimi interventi di cesello, graffiano la superficie. In virtù di questa magia i bassorilievi della Meldini appa- iono assolutamente luminosi. La loro materia si trasforma fino ad as- sumere qualità spirituale. Ritratti “Da quando negli anni lontani […] l’allieva d’Accademia Roberta Meldini, pur avendo come Maestro il compianto Michele Guerrisi, battagliero assertore della tradizione, scelse a tema della tesi in Storia dell’Arte l’opera di Medardo Rosso, rimasi colpito dalla indi- pendenza non comune del suo carattere: una schiettezza discipli- nata dalla tenacia nell’impadronirsi delle vicende plastiche dall’antico ai nostri giorni” 8 . Il professor Mario Rivosecchi, commentando il carattere volitivo della sua ex allieva, accenna al noto scultore dal quale l’artista apprende la lezione più grande: portare la luce nella forma e viceversa. Sia quando si ispira al senso materico del Rosso in opere quali Silvia o Fhati Mohamed , sia quando ne evoca il liscio assoluto come nel ri- tratto di Carla , il desiderio primario dell’autrice è quello di dare lumi- nosità al modellato attraverso i materiali prescelti: bronzo, terracotta, gesso, … che per consistenza e proprietà coloristiche incidono diver- samente sul carattere del ritratto, su ciò che il volto dovrà esprimere e comunicare. In questo senso va inteso l’uso del termine ‘impressio- nista’ − già identificativo del Rosso − con cui la critica ha voluto se- gnalare in passato alcuni efficaci opere quali Mathilde , bronzo dal dolce tratto somatico africano, o Padre Attilio Coltri, busto in terracotta di marcata autorevolezza. Ma in realtà, in questi come in altri ritratti, il massimo scopo della Meldini non è la resa spontanea del momento ma la visione intima del sentimento originato da quanto lei stessa prova per il suo modello: stima, affetto, amicizia, … ( Giancarla Frare ). Dall’idea, al bozzetto, al soggetto finito, i ritratti assorbono tutto quanto la Meldini ha da dire sia in termini di estetica sia in termini di ‘cuore’. Belli, e con l’anima pregna di significati, essi vanno a formare una galleria personale di affetti, un luogo dal quale parte una luce soffusa che guida, su percorsi emotivi prima che razionali, a un Olimpo dominato dal puro sentimento. Animali Gli animali di Roberta Meldini più che sé stessi interpretano il ruolo che l’artista ha immaginato per loro. Il tacchino, il camaleonte, la pa- voncella, … sono esaltati nelle loro tipiche movenze e marcati nei caratteri che possono rapportarli al mondo degli umani. E proprio perché è umano citarli ad esempio nei nostri modi di fare quotidiani, gli animali meldiniani risultano particolarmente simpatici e accatti- vanti. Alcuni di essi mostrano un che di umoristico e caricaturale, come la Tartaruga il cui ghigno ricorda quello delle Ninjia dei movie giapponesi, o il fiero Rinoceronte plasmato dall’artista in atteggia- mento di mestizia. La deliziosa Pavoncella , colta nel suo caratteri- stico beccare, rimanda agli animali da cortile illustrati nei libri di favole di una volta. Come i ritratti, anche queste deliziose sculture di piccolo/medio for- mato prendono luce grazie alla complicità del modellato: alcune at- traverso il forte spessore materico che scolpisce il mantello o la pelle ( Ariete , Camaleonte ), altre tramite il chiaro-scuro reso dalla superficie frastagliata ( Tacchino ). Nel bellissimo Cormorano morente − ispirato all’artista dalla visione dell’ennesimo disastro ambientale − è la ter- racotta levigata a far scivolare il raggio che rende luminoso l’animale. Torna, in quest’opera, la moderna stilizzazione formale completata dall’antico stiacciato . Torna, nel fiero Chant Clair , il tocco novecentista che reinterpreta il gallo canterino del Gianbologna. 1 in: Note biografiche dell’artista conservate presso gli eredi Petino, Roma 2 L’artista si occupò in particolare della figura adagiata in occasione dell’Abilitazione all’insegnamento nei Licei Artistici, presentando una Tesi dal titolo “La figura gia- cente in Michelangelo e Moore”. Lo studio offre punti di vista originali riguardo agli intenti comuni ma agli esiti differenti cui giunsero i due Maestri tra loro distanti quattro secoli: torsioni rocambolesche della figura nel primo, torsioni estreme fino alla rottura nel secondo. 3 Gianna Pinotti, Il femminile tra creatore e creati , in: Roberta Meldini. Sculture e di- segni , catalogo della mostra alla Galleria Arianna Sartori, Mantova, 2004, pag. 6 4 Intervista di Clotilde Paternostro a Roberta Meldini. Riportata in: Roberta Meldini Catalogo Sculture dal 1969 al 1977 , catalogo della mostra al Museo Civico di Anzio (RM), 1997, pag. 7 5 Ibidem, pag. 8 6 Ibidem, pag. 7 7 L’artista nel tempo completò la sua formazione con i corsi di grafica del maestro Jean-Pierre Velly presso la Calcografia Nazionale a Roma, e la pratica del cesello sotto la guida dell’amico Lorenzo Guerrini. Approfondì la tecnica del marmo presso lo studio dello scultore Giovanni Ardini. 8 Mario Rivosecchi in: Roberta Meldini. Sculture e disegni , catalogo della mostra alla Galleria Soligo, Roma, 1971, pag. 85

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