Catalogo generale

Introduzione Nel corso del Novecento la scomposizione della figura umana si impone sulla scena internazionale grazie ad autori dalle ardite visioni all’avan- guardia. Eppure, nello stesso secolo, artisti rimasti fedeli al modello tra- dizionale riescono a dare versioni altrettanto innovative. I nomi che portano Roberta Meldini ad essere artista del suo tempo sono gli stessi di cui la scultrice fu allieva: Giuseppe Capogrossi la cui visione la proiettò nel futuro delle arti, Domenico Purificato dal quale apprese la nuova visione della figura e Michele Guerrisi i cui valori plastici la guida- rono verso l’antico, un amore intuito già nell’infanzia: “ Ho ancora viva l’emozione di quando bambina, visitando per la prima volta il Tempio Malatestiano, scoprii i meravigliosi bassorilievi di Agostino di Duccio. In seguito rimasi soggiogata dalle opere del Donatello e del Laurana […]. La mia produzione, infatti, pur nella sintesi della forma che esclude tutti gli elementi superflui, denuncia chiaramente un’impostazione di sapore classico ” 1 . Questa testimonianza dell’artista resta la migliore guida alla disamina della sua statuaria, mirabile fusione tra passato e presente. Figure Grazia ed equilibrio, spiritualità e carnalità, avvolgono di sensualità le donne meldiniane, distinte fondamentalmente nelle posizioni: adagiata, seduta, eretta. E in tutte è possibile riscontrare la fusione tra antico e moderno. La figura giacente, che fu anche oggetto di studio da parte dell’artista 2 , di- venta punto di forza in alcune opere dove il legame tra i secoli è dato dalla torsione del busto: la terracotta Donna al sole dormiente , opera del 1993, è un chiaro esempio di posa classica rivista con occhio martiniano; il pic- colo bronzo Donna al sole , 1976, è la sintesi più riuscita tra l’arcaico (la resa dei seni che emergono dal dorso piatto) e il modo surrealista di privare il collo del suo apice, la testa, lasciando a ricordarla un ciuffo di capelli. In altre varianti del tema donna al sole, è la lezione di Moore − unita a un tocco egizio − a restituirci aggraziate donne-sfingi a riposo, pronte a scattare come felini: “ Queste donne − scrive Gianna Pinotti − con il loro volume e la loro forma, ‘stanno’ pesantemente, facendosi sentire salde e sicure presenze ” 3 . Felice incontro tra passato e presente sono anche le figure in posizione eretta e semi eretta; donne dalla fisionomia moderna i cui volumi re- stano solo accennati, ancora da definire, da scolpire. C’è un ‘classico’ 15

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