Catalogo generale
11 L’opera di Roberta Meldini si inserisce perfettamente nella temperie ar- tistica della seconda metà del Novecento. Da questo secolo complesso e caratterizzato da un insieme di stili diversi, l’artista ha tratto spunti si- gnificativi per un lavoro creativo completatosi in cinque decenni, arri- vando a comprendere i primi anni del Duemila; un tempo che l’ha vista scultrice e autrice di disegni e incisioni che contengono tracce dell’ar- caico e dell’antico, del Quattrocento di Donatello e del Rinascimento di Michelangelo, della novità teorica di Auguste Rodin e dell’impressioni- smo di Medardo Rosso. Studiare e assimilare artisti europei amati come Brancusi e Moore, evo- care nomi italiani a lei contemporanei quali Marini, Manzù, Greco, ha significato per la Meldini non solo accostarsi alla migliore cultura figu- rativa moderna ma interpretarla ed arricchirla di esiti affascinanti e dif- ficili da dimenticare. Come Guido Finn sottolineò nel ’74: “ […] il visitatore disattento è costretto a soffermarsi, a riflettere e ‘a subire’ l’impegno di queste opere, siano esse imponenti nel cemento che le struttura o vi- branti di bronzo, o ancor più semplicemente nitide nella china del dise- gno che precorre la scultura ” 1 ; approdi morbidi e al contempo prepotenti di forza carnale e ascetica nei quali l’artista instilla valori autentici, inti- mamente sentiti, riportati con purezza formale nel modellato e vigore espressivo nel tratto. La ricerca continua di un segno originale si evidenzia nella scultura, nel disegno, nella grafica, ma si mostra anche in altre forme d’arte praticate dalla Meldini con minore assiduità: dipinto ad olio, sbalzo su rame, piro- grafia, che restano a testimonianza del suo sperimentare altre strade. “ Chi si trova per la prima volta dinanzi alle opere grafiche e plastiche di Roberta Meldini − scrive Ugo Moretti − ne rileva immediatamente la bel- lezza ma al tempo stesso la diversità di materia, di stile, di tema, il che potrebbe denunciare una incertezza di scelte nonostante in ogni opera sia presente e riconoscibile l’impronta sicura della stessa mano creativa. È invece la documentazione della fiorente vitalità di alcune ricerche e del loro pieno esaudimento, delle ricognizioni che l’artista ha compiuto risalendo in tutti i suoi affluenti il fiume gonfio e vigoroso della sua voca- zione ” 2 ; un’operosità frutto della conoscenza matura degli strumenti ne- cessari per fare arte; una pratica continua a tutto tondo che trova radici nella classicità che si apre al nuovo portando in sé arcaismi di tutti i tempi e valori plastici universali. Perché “ L’arte, come la vita, non è né avanti né indietro − scriveva Adolfo Wildt − […] non è istintività, ma esercizio ”, un modo “ di declinare un linguaggio che ha leggi eterne ” 3 . 1 Guido Finn in: La Tribuna , anno XIX, 13 settembre 1974 2 Ugo Moretti in: Roberta Meldini. Sculture e disegni . Catalogo della mostra al Grand Hotel Bellevue, Cortina d’Ampezzo, 1974 3 Adolfo Wildt, L’arte del marmo , 1921 La purezza formale. La forza espressiva Introduzione
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